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Francesco Balacco
Il diciassettenne Francesco Balacco attualmente risiede a Barletta, dove frequenta il liceo classico “A. Casardi”. Si diverte nello scrivere racconti e spera che pubblicandone qualcuno su siti come questo, possa attirare l’attenzione di lettori in grado di fornirgli sinceri pareri sulla sua scrittura creativa, ansioso di trarre giovamento da critiche o da elogi…
La neve quell'anno non era scesa, o perlomeno si era già sciolta. Mario se ne era accorto solo ora, affacciandosi alla finestra prima di uscire per recarsi dalla sua "amica" Maria. Era logico...infatti tutto preso com'era dal pensiero del se e del come sarebbe andata quella serata si era preparato un completo indumentario decisamente troppo, troppo pesante per le circostanze climatiche. Lui non era solito architettare per ore i vestiti e gli abbinamenti da sfoggiare la sera: si lavava e via con quello che capitava addosso.
Ma con lei, altro che semplici vestiti aveva elaborato una vera strategia!
Insomma una tale a cui lui faceva la corte da mesi, improvvisamente sembrava cedere ed invitarlo a casa sua per "scambiarsi i regali” la sera della vigilia. Non avrebbe potuto non pre-meditarsi un piano di azione.
Non si sarebbe mai fatto trovare impreparato da una così... così... così. Con una "COSI’" bisogna prepararsi l'abito eccome!
Lei ci badava a queste cose... "L'abito non fa il monaco, ma con quell'abito che monaco sei?" Riecheggiava la seducente voce stridula di Maria nella mente di Mario e lui doveva ascoltarla. Ora tutto era in bilico a cinque minuti e quarantatrè secondi dall'appuntamento in piazza alle nove, lui realizzava troppo tardi del caldo profuso dal maglione del noto stilista "Tjoe Frou Frou paris". Quel capo, però esteticamente era troppo adatto alla situazione o meglio alla ragazza e non poteva rinunciarci. Il tempo incalzava martellando con il suo ticchettio snervante e Mario già sudava. Basta. Sarebbe andato da lei così non c'era tempo per cambiarsi.
Si ritrovò in piazza trenta secondi dopo la decisione di tenersi maglione e cappotto, era tre minuti in anticipo. I minuti di anticipo di Mario diventarono 18 quando Maria lo avvisò di un contrattempo e "baci" scusandosi per il ritardo. Alla fine Maria arrivò non prima di trentacinque minuti dopo, con Mario consumato nell'attesa.
Era la prima volta che Mario trascorreva la vigilia fuori casa, si in diciott'anni non gli era mai capitato, i suoi erano molto attaccati al Natale e lui stesso aveva sempre preferito casa agli amici in circostanze natalizie, ma quest'anno c'era Maria e allora...
Allora guardò l'orologio, erano trentacinque minuti che lui era li. Avendo caldo a causa dell'abbigliamento pensò di togliersi il mitico giubbotto con pellicciotto e poggiarlo sulla panchina in piazza dov'era seduto.
Poco dopo, eccola.
Lei:"Ciao scusami ho avuto un contrattempo". Lui strizzò un occhio a guisa di tic nervoso, trattenendo un gesto che sarebbe stato poco carino per la circostanza e si limitò a dire in tono robotico:"Vabbè fa nulla...ehm tanto sono appena arrivato".
Enorme ipocrisia.
In ogni caso i due si avviarono per casa di lei. Parlando tra sguardi complici e sorrisi, Mario perse il broncio di cui comunque Maria non si era resa conto.
Lei: "Ma scusa, cioè dico, perchè ti sei tolto il cappotto prima? Sembravi un barbone..." e rise.
Lui pensò a come un uomo normalissimamente acconciato, solo perchè privo di giubbotto potesse apparire simile in qualunque modo ad un barbone, ma rispose ridacchiando:"Eh si...ah ah" poi optò per la sincerità e disse:"Beh... avevo caldo..."
Lei storcendo occhi, naso, bocca, e muscolo frontale superiore disse:"Cosa?! Caldo! Sei pazzo!? Fa freddissimo!". Mario non era mai stato impacciato con le ragazze, ne aveva sempre avute un paio disponibili al mese. Era così impazzito per lei, forse proprio perchè era stata l'unica ad opporgli un pò di resistenza. Ma ora dopo trenta secondi era già alle strette. Corse subito ai ripari, decise di rinunciare alla sincerità, non era l'esatta via con Maria:"Beh ho corso perchè avendo avuto da fare ero in ritardo" disse lui superiore... "Ah si?" Fece lei... "e così tu pensi, cioè, cos'è più importante di ME?" Lui:"Ecco i miei hanno rotto...ehm...vabbè ma ci siamo visti comunque, no?" Una qualunque ragazza normale si sarebbe, nonostante la situazione, limitata a rispondere che quello era l'importante, ma lei no e disse:"Eh si... certo!" Questo volta sembrava stizzita. Segui la tragedia: l'imbarazzante silenzio. Fu lei a romperlo, Mario era troppo in lotta con se stesso tra il tornare in tempo a casa o tentare di raddrizzare l'uscita, partita malissimo. Lei lo guardò, poi domandò:"beh i regali?". Mario percepì un mattone cadergli dietro la nuca, non sapeva se fosse stata la nuca o il mattone a rompersi, si guardò la mano sinistra, quella destra, con questa si pizzicò, sembrò non funzionare: era tutto vero. Aveva dimenticato il regalo tema e pretesto centrale del loro incontro e di tanto patire. Ci aveva messo una settimana a sceglierlo! E ora? Erano quasi arrivati a casa di lei, lui la fissò fugacemente, si accorse che aveva nella mano destra una busta... Si! Quello era il suo regalo, ne era certo! C'era un fiocchetto rosso su quella busta di cartone, crolli il cielo! Nel giorno della vigilia di Natale Lei gli avrebbe dato il suo regalo e lui? Non sapeva cosa dire... La verità? La prima volta la sincerità non aveva funzionato, tentare la seconda? Non era mai stato un gran bugiardo, cosa inventare?
Lei interruppe questo vortice di affanni interrogandolo seccamente:"Dov'è? Dov'è il mio regalo!?". Più che una domanda suonò come una pretesa, pur giusta, lei il regalo lo aveva fatto... Mario la guardò:"Ecco... posso spiegare, sai la fretta... L'ho dimenticato a casa mia... Se passiamo un secondo lo prendo e andiamo dove ti pare, scusa."
Lei non poteva che stupirsi della dimenticanza del suo amico ed estremamente canzonatrice disse:"Ma come fai a dimenticarti del regalo a Natale?! Cioè, dico, cioè a Natale il regalo. Natale è regalo, sai, no? N- A - T- A - L-E" Mario avrebbe voluto provare a spiegarle che per lui l'importante era vederla:" Si hai ragione" disse però infine. In realtà non lo pensava affatto, lei stava esagerando...Quante smancerie per un pacchetto natalizio! A lui, per esempio, dei regali non era mai importato nulla. Lui non era praticante, ma il Natale gli importava comunque: la famiglia, le feste, l'atmosfera di serenità... Ritenne che non era il caso comunque di spiegare queste cose in quella situazione e sopratutto a lei... Così il fine giustificava i mezzi e quindi la assecondò:"Allora? Che si fa? Lo prendiamo questo regalo?" Lei sbuffò e disse: "Dovevi prenderlo tu, comunque...andiamo, che devo dirti?".
Due ore e mezza dopo lui si era fatto perdonare, il dispendioso regalo le era piaciuto. Così lui uscì dalle coperte e guardandola ancora seminuda, mentre lei parlava compiaciuta del suo pomeriggio al "Centro commerciale" , afferrò il dono natalizio che lei aveva riservato a lui e disse: "E' stato un piacere. Buon Natale." Tornò a casa in tempo per la mezzanotte.
Concluse che non sarebbe più stato il caso di rovinarsi il Natale con gente che la pensava in quel modo. Bella, tanto bella ma lui odiava i regali troppo per non odiare anche lei.
Francesco Balacco
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