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mini-racconto di Anna R. De Santis (depositato 13-02-2008)
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- Non ce la facciamo proprio più…! Ci state dando troppo fastidio.
- In questa strada… come ci state voi ci dobbiamo stare pure noi.
- Ma voi puzzate!
- Noi puzziamo?! Noi siamo la meglio munnezza! Noi siamo rifiuto umido. Umido! Possiamo diventare concime, noi. Mica siamo come voi che ci vogliono secoli per farvi ritornare petrolio.
- Eh…! Petrolio! E quando ci tornano petrolio quelli…! Quelli ormai sono plastica. E andranno a galleggiare a mare.
- Sentite… Non ci scocciate… Noi siamo plastica e ce ne facciamo vanto. Noi non siamo munnezza comune. A noi ci devono fare i trattamenti speciali!
- Questi veramente se lo credono…! Voi li avete sentiti?
- E li abbiamo sentiti, ma mo’ basta. Nun facimmo discussioni e diamoci una sistemata: può essere che tornano i giornalisti e ci fanno le fotografie.
- Ma è ’o vero che mo’ stiamo pure nelle televisioni americane?
- E’ ’o vero, è ’o vero… Siamo munnezza famosa. E volete sapere che faranno gli Americani? Manderanno qua i Marines.
- Uah! Per dare una mano all’Esercito Italiano a raccoglierci?
- Nossignore. Li manderanno per farglieli fare qua i corsi di sopravvivenza.
- Voi… Sentite… Dico a voi… State dormendo? Materasso!! Mi sentite?
- Vi sento, vi sento. Nun sto dormendo e nun so’ surdo. Che volete?
- Voi mi sembrate munnezza vecchia assai, e certamente conoscete tutti qua. Noi invece ci stiamo solo da venti giorni. Una domanda… Chi sono quelli laggiù?
- Quelli? Per carità…! Non li guardate nemmeno! Quelli nun sono munnezza per bene. Sono tossici.
- Ce stanno pure i tossici…! E che è diventata ’sta strada? Non li guardare tu… hai sentito? So’ tossici… Delinquenti… Meglio non averci a che fare.
- Né, ma che è ’sta novità che mo’ ci vogliono togliere dalla strada?
- Ma mica per sempre. Ci tolgono per un poco, ma qua resteremo: non tengono dove metterci.
- Sì che lo tengono. Noi saremo munnezza emigrante: ci mandano in Germania.
- A me, ’sta storia ca ci mandano in Germania, non mi piace. Noi siamo munnezza napoletana! E dico io… ci schifano tutti quanti, non ci vuole nessuno… e cumm’è ’sto fatto che là ci vogliono?
- Perché noi siamo ricchezza. Non lo sapete che dicono che noi siamo un bene? Ci chiamano risorsa. Dicono che a saperci fare… noi siamo un buon affare.
- Hanno fatto la scoperta dell’acqua calda. Da più di quindici anni noi siamo un buon affare! Nu sacco ’e gente si è fatta i soldi con noi.
- E non spingete!
- E voi scansatevi. Dovete stare azzeccati proprio a noi? Noi siamo carta!
- Uh… carta…! Quant’arie…! Loro sono carta!
- E ’mbè? E che tenete da dicere? A noi ci riciclano! A noi.
- Ma che vi devono riciclare più ormai…! Da quant’anni state in mezzo a ’sta via?
- Eh! Quant’anni…! Saranno sei o sette mesi sulamente. E ci siamo proprio stancati di stare qua in mezzo a tutte le fetenzìe. Ah, ma mo’ ’sta storia finisce. Mo’ fanno la raccolta differenziata.
- Voi non avete capito il resto di niente. Non avete visto l’avviata? Invece di spendere i soldi per cominciarla, li vogliono spendere per spiegare alla gente che è ’na cosa necessaria.
- E la gente non l’ha già capito?!
- E certo! Mica è scema! La gente aveva cominciato già anni fa a buttarci separati. Ma quando venne a sapere che poi venivamo portati tutti insieme nello stesso posto… un poco si scocciò per la verità. E mo’ succederà un’altra volta: la gente ci butterà spartiti, ma noi ci troveremo lo stesso tutti ammischiati.
- Ma voi che dite?! Una separazione è necessaria! Noi non ce la facciamo più! Non siamo tutti uguali… C’è munnezza e munnezza! Noi siamo vetri… e non ci possiamo frequentare con la munnezza comune.
- La munnezza comune… la munnezza speciale… Ma la vogliamo finire? Sentite a me… Ve lo ricordate che Totò disse che la morte è la livella della gente? Ricchi e poverielli, nobili e plebei, scienziati e teste vacanti… devono morire tutti quanti. E quando so’ muorti… so’ tutti uguali. E accussì noi. Nun serve che ci diamo tutte queste arie: “noi siamo plastica!” … “voi puzzate!” … “quelli so’ tossici!” … “noi simmo carta e nun v’accustate!” … “noi siamo vetri e non ci possiamo abbassare!” Nun serve. Umido e plastica, ’nfràceto e carta, medicine e mattunelle, vetri e buattelle… dobbiamo finire tutti ammischiati dentro le discariche. E i tossici, senza che li schifiamo tanto, ci staranno pure loro. Tutti uguali. La discarica… sentite a me… la discarica è la livella della munnezza.
FINE
NOTA
fetenzìe: sporcizie / nu sacco ’e gente: un sacco di gente / ’nfràceto: marcio
buattelle: lattine / uah!: caspita!, niente di meno!
Commenti
fly 39 - Venerdi, 16 Maggio, 2008 alle ore 22:44:26
commento: simpaticissimo... unico neo,secondo me, il finale... cmq complimenti !!!
Da: maurizio m ferrante - Martedi, 19 Febbraio, 2008 alle ore 11:43:58
commento: Carina l'idea della 'monnezza che parla, e forse c'è più dignità nella puzza che nei profumi dei politici, e se la 'monnezza potesse marciare, se ne vedrebbero delle belle... Un racconto che sa dei vicoli di Napoli, delle sue chiese, del suo Teatro, e della gente mai considerata... Ma tra di loro nascono degli artisti che sanno far parlare coloro che sono stati costretti al silenzio...
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